Marina, meratese, da circa dieci anni Volontaria del Soccorso. Si è occupata dei corsi per i nuovi volontari e della raccolta fondi per l'acquisto dei mezzi CRI (Croce Rossa Italiana). Riconosce alla CRI il merito di averla addestrata; dato la possibilità di intervenire cercando di essere efficaci e la necesità di agire all'interno di una squadra.
Così ci racconta:

Da molti anni faccio viaggi in africa, da sola, con la famiglia e con gli amici.
Ho partecipato, con una organizzazione di Vigili del Fuoco liguri che ha progettato, costruito e mantiene scuole e dispensari nell'africa dell'ovest, ad una missione umanitaria allo scopo di distribuire medicinali, vestiario e giochi ai bambini.
Sololo unisce lo spirito di volontariato alla passione per l'Africa.
Penso che “Volontari per un giorno volontari per sempre “ sia uno stile di vita più che un progetto futuribile, Sporcarsi le mani oggi, essere presenti sul campo, al centro del problema è non solo un dovere, ma una scelta di vita. Forse anche una scelta obbligata. Qualcosa che senti dentro e che cresce con te, esperienza dopo esperienza.
Conosco il Dottor Bollini, Daktari Pino per tutti quelli che lo conoscono nel Nord del Kenia, da decine di anni.
In qualche modo, attraverso amici comuni ed i giornali, ho sempre seguito i suoi progetti e la sua campagna di sensibilizzazione in Italia.
Forse Sololo mi sembrava troppo lontano, impegnativo, quasi irraggiungibile.
Diciamo un punto di arrivo e non la partenza per esperienze intense e isolate come invece è quella che si vive qui.
Vorrei spiegare che il primo vero negozio, il primo vero bar, il primo vero tutto, è a Nanyuki. A soli 500 km e neanche tutti asfaltati.
Qui si usano tutte le capacità che si sono fatte proprie negli anni di esperienze africane. Altre ancora vengono inventate al momento. Ci s’improvvisa idraulici, elettricisti, muratori, cuochi d'emergenza e tanto altro ancora per fare funzionare la quotidianità.
Durante la mia permanenza di quasi due mesi ho affiancato due dipendenti: Tumme e Abdi, nella somministrazione di formulari che hanno l'obiettivo di chiarire la reale situazione di più di cento famiglie sostenute dal Progetto Sololo.
Si verificano le situazioni igienico-sanitarie delle abitazioni e dei membri delle famiglie; la loro capacità di sostentamento e la frequenza scolastica dei minori. Ci si accerta che il minimo indispensabile per cucinare, mangiare e dormire sia a loro disposizione.
Ne esce spesso una situazione drammatica.
Ricordo che durante lo scorso anno questa gente ha perso tutto causa della siccità prima e dell'alluvione dopo.
Quando dico tutto non intendo mobili e suppellettili, ma voglio dire un tetto, le pareti delle capanne, i materassi, le pontole. Tutto.
Vista la situazione non è sembrato possibile spendere tempo alla ricerca di una soluzione magica o alternativa.
Cosa fare è semplice, quasi banale.
Hanno perso tutto quel poco che avevano e vivono facendosi prestare le stoviglie, i piatti,le tazze. Bisogna dar loro stoviglie, piatti, tazze.
Quando in Italia vediamo immagini di grande emergenza come quella che si vive oggi nel Corno d'Africa, pensiamo che probabilmente qualcuno sia già mobilitato, stia già intervenendo, forse anche che il problema sia già in fase di soluzione. Pensiamo a grandi organizzazioni umanitarie, aerei da trasporto, tonnellate di derrate alimentari, confezioni di acqua minerale (per dissetare l'Africa!), personale medico con ospedali da campo. Grandi mezzi per grandi emergenze insomma.
Non pensiamo invece che chi vive sul posto e si rende conto della reale situazione è il primo ad intervenire.
E oggi qui la situazione richiede la fornitura, immediata , di quello che è stato chiamato “kit famiglia”.
E' sembrato prioritario permettere alle famiglie di rivivere una vita semplice, povera, ma comunque dignitosa. Ecco perchè la scelta è caduta su piatti,tazze, posate, pentole e coperte.
Banale, ma prioritario.
Sololo.Tocco con mano quotidianamente la presenza sul territorio del Progetto Sololo. Le donne possono andare a prendere l'acqua con i contenitori da 20 litri che definiscono “di Pino”, i bambini dormono sotto la zanzariera fornita, e qui siamo in zona malarica. I pasti quotidiani sono garantiti dalla distribuzione degli alimenti che avviene mensilmente (fagioli,mais ,olio, sale e te ) e i controlli sanitari vengono eseguiti periodicamente da personale specializzato.
C'è ancora tanto da fare; forse la fase emergenziale almeno dal punto di vista climatico è superata, ma ha lasciato dietro di sé situazioni ancora al limite dell'umanità .
Mi chiedo cosa farebbero queste famiglie senza gli aiuti forniti dal progetto.