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Ciò che dici è perfettamente analogo a ciò che provo io.
Qualche solone parlerebbe subito di immaturità; che bisogna crescere; ... è lui che non capisce di essere vittima del sistema; dei luoghi comuni imposti dalle comode convivenze ... E' vero, ci sentiamo diversi ed incompresi; ma è proprio questo che ci fa sentire vivi e non solo dei vegetali
amorfi. La forza è dentro di noi, non arriva certo da fuori o dalle approvazioni o disapprovazioni che riceviamo.

Noi portiamo a spasso il bambino che c'è in noi ed è lui con i suoi occhi vergini che ci consente di vedere ciò che gli altri, divenuti cechi con la loro maturità, non sanno più vedere... soffocano senza accorgersene.

La consapevolezza di ciò che ci circonda, ci procura le sofferenze ma anche le gioie che gli altri, solo adulti, non sanno più provare. Ciò che la vita ci pone davanti giorno per giorno è la scommessa sulla quale puntiamo per vivere. E' una sfida dove occorre scegliere il bello e accettare il brutto che non dipende da noi. Accettare, non subire. Accettare è la consapevolezza che non potremmo fare nulla, oltre quanto già fatto, per contrastare. Subire è soffrire per l'impotenza a reagire.

Io accetto le attuali morti per sete di Sololo; loro sono costretti a subirle.

Occorre guardare indietro. L'esperienza è maestra. Non per rimpiangere il latte versato, bensì per trarne insegnamento. Tutto insegna, anche ciò che ora non rifaremmo più e che allora facemmo in piena convinzione di giustizia. Quanto fatto, comunque, ha comportato nuovi eventi che non
sono cancellabili, ma anch'essi da valutarsi. Si affronta il quotidiano alla luce del passato e su entrambi si progetta il futuro. Un futuro dinamico, imprevedibile, per ciò anche affascinante nella sua sfida poichè non sai mai prima su quale piano e come avverrà e quali ne saranno gli esiti. Ci si
richiede solo di essere coerenti e di non mollare mai.
Non ha senso fare salti nel buio solo per non volere guardare indietro e non considerare il presente che si vorrebbe rifiutare ... è un salto che ha altissime probabilità di fallimento. Se il passato ed il presente portano a ritenere che con molta probabilità saltando nel buio si finisce su di un
materasso morbido, allora può avere senso tentare il salto. Tentare di attraversare un deserto senza considerare i rischi connessi, non è avventura, è scemenza. Certo che l'incidente è sempre in agguato, ma lo si può chiamare tale solo dopo che è stato fatto di tutto per evitare che questo possa verificarsi.

Il rischio deve avere una proporzionata contropartita ed essere sempre calcolato; solo così in caso di ulteriori difficoltà impreviste, sarà possibile parlare di incidente e non di incoscenza.

Qui è il senso del dovere. Capire chi si è, dove ci si trova e dove si vuole andare.

Consapevolezza delle proprie responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Scelta delle priorità che si vuole rispettare, e così via. Tutto ciò può sembrare in contrasto con il bambino che portiamo dentro. Infatti, noi siamo adulti con dentro il bambino ... lui ci salva come dicevo sopra; ma siamo anche adulti e quindi consapevoli ... Non possiamo dimenticare il bambino ma neppure ascoltare
solo lui, non cresceremmo mai. Questo confronto bambino-adulto, io credo dia poi il giusto equilibrio nelle scelte da farsi ogni momento; scelte che talvolta appaiono agli altri, che hanno perso il bambino, incomprensibili e ce le indicano come nostre incoerenze. Se crescere significasse uccidere totalmente il bambino, questa crescita, come dici bene tu, equivarrebbe a morire. Nello stesso tempo va però considerato che il tempo scorre e che se decidessimo di tenerci solo il bambino, non diverremmo mai adulti, ossia consapevoli e quindi responsabili delle scelte. Scelte che, se motivate da egoismo o da altruismo, daranno loro il diverso senso alla scommessa che è la nostra vita ... e questo
diventa un altro aspetto dello stesso discorso, che affronteremo un'altra volta.

Dunque è un sano e costruttivo confronto con il nostro bambino ed il nostro adulto che portiamo in noi, quello che ci fa trovare la giusta via dopo aver provato il desiderio di volare del bambino e la presa di coscienza che occorre restare con i piedi per terra che ha maturato l'adulto.

I sentimenti, come sempre sono correlati e viaggiano indipendentemente alle scelte: euforica gioia e tristezza melanconica ... ci pervadono alternandosi secondo i momenti. Così, quando il binario
diventa troppo stretto è bene volare via come un palloncino e quando si vola troppo in alto è bene tornare sul binario. Alla fine anche questa altalena risulta ... bella e affascinante poiché non sai mai se l'attimo che sta arrivando ti porterà in cielo o ti terrà legato a terra. Io accetto la sfida e gioco la partita, con le carte, belle o brutte, che mi vengono servite.
Mi fermo, sento arrivare la sirena dell'ambulanza...vengono a prendermi

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