Titolo del progetto:

Progetto SOLOLO

e Obbijtu Children Home

Azione di promozione sociale e di sviluppo

per minori e adolescenti orfani e vulnerabili a Sololo, Kenya

 

 

Paese e località di intervento:          area di Sololo, Obbu e Uran Divisions,

                                                           Moyale District, Kenya   

Durata prevista:                              

Enti promotore:                                 CCM Comitato Collaborazione Medica (Torino, Italia) - Associazione Mondeco Onlus (Muggiò – MI, Italia)

Controparte locale:                          CIPAD – Cultural Information Pastoral Development

Sede legale e operativa:                   Sololo

Legale Rappresentante:                  Gufu G. Guyo

Natura giuridica:                               Il Cultural Information Pastoralist Development (CIPAD) è una Community Based Organization (CBO), registrata secondo le leggi del Kenya.

 

Le responsabilità e gli obblighi della controparte sono quelli previsti nell’accordo sottoscritto il 07-05-2005 con il CCM. Il passaggio di consegne a fine progetto prevede che i servizi offerti verranno presi in carico dalla controparte ed il passaggio di consegne sarà fatto secondo le modalità e i tempi adatti a salvaguardare i fini sociali ed educativi dell’intervento.

 

·        Enti Coinvolti:                      Governo del Kenya:

§      National Council for-Children’s Services

§      District Commissioner Moyale District

§      Children Officer Moyale

§      District Development Officer Moyale

§      Division Officer Obbu – Uran

§      Sololo Senior Chief

§      Public Health Officer Obbu-Uran

§      Community Elders (Anziani della Comunità)

 

Altri Enti Coinvolti:

Oltre alle autorità, statali e distrettuali, il progetto mira a coinvolgere attivamente i Gruppi di  Donne (Women’s Groups) e di Giovani (Youths’ Groups) presenti nelle Divisioni interessate e regolarmente registrati presso il Ministero della Cultura del Governo del Kenya. Si tratta di 21 associazioni che dalla seconda metà degli anni ’80 sono presenti sul territorio. Alcune si occupano di attività sociali inerenti l’ambito educativo, della formazione giovanile, l’affermazione dei diritti dell’infanzia, la promozione culturale; altre operano nel campo dell’allevamento e commercio del bestiame, agricoltura, fabbricazione mattoni tradizionali.

La struttura sanitaria locale, formata dai dispensari governativi, dall’Ospedale Distrettuale di Moyale e dal Sololo Catholic Mission Hospital, saranno coinvolti per la cura dei bambini che necessitano di attenzioni mediche, compresi quelli risultati positivi allo screening -volontario- sull’HIV/AIDS.

 

 

 

 

Contesto Regionale

 

Il Kenya si trova nella categoria dei Paesi a basso reddito (low income country)

Il prodotto interno lordo pro-capite è di 1600 USD (388 Euro.

La zona interessata dal presente progetto si trova nella Obbu-Uran Division, una delle quattro Divisioni del Distretto di Moyale. Il Distretto si trova nella Provincia Orientale, nel Nord del Kenya (Eastern Province). Il territorio del Distretto di Moyale è arido e semi arido ed è caratterizzato a Nord dalle pendici degli altipiani etiopi intorno ai 700 metri sul livello del mare e a Sud dalla pianura arida a 550 metri sul livello del mare. La temperatura varia dai 16° ai 45° e la stagione più calda si verifica tra settembre e marzo. Nel Distretto di Moyale vivono in maggioranza i Borana. Borana sono pastori che abitano il territorio a cavallo del confine tra Kenya ed Etiopia. Si stima che circa 100.000 persone vivano nell’arido Kenya settentrionale e 200.000 nell’Etiopia Meridionale. L’economia del Distretto di Moyale è basata sull’allevamento del bestiame. Non esiste un sistema organizzato di commercio. Il bestiame venduto al mercato d Moyale ha un valore diverso relativamente al suo stato di salute e quindi alle condizioni dei pascoli. Dopo la caduta del regime di Menghistu in Etiopia, nel gennaio 1999, la chiusura del confine ha provocato gravi ripercussioni. Tra l’altro è venuto meno l’accesso a numerose fonti idriche e ai pascoli a cui ricorrevano le mandrie del Kenya nei momenti di siccità. L’aspettativa di vita in Kenya nell’anno 2005 è stata di 49 anni e mezzo per gli uomini e quasi 48 per le donne. Secondo una proiezione del Ministero della Sanità del Kenya, l’AIDS nel 2005 ha causato in tutto il paese più di 2 milioni di orfani. Secondo alcune previsioni, nel 2010 questi potrebbero essere 2,3 milioni, cioè il 20% del totale dei bambini del paese. Il numero di orfani, in tutto il Distretto di Moyale, è stimato a 1.400 unità. Il numero è stimato, relativamente alla sola città di Sololo, a 200 unità nei prossimi due anni. Nell’area urbana di Sololo, il problema dei minori orfani dell’HIV/AIDS è tra i più urgenti è gravi. I bambini vivono in povertà e senza risorse a causa della disgregazione del nucleo familiare per la morte provocata dall’ HIV/AIDS di uno o entrambi i genitori. Si tratta di minori spesso espropriati dei propri diritti, ad elevato rischio sanitario e di abbandono, di comportamenti antisociali con conseguenti problemi di carattere collettivo. Nelle aree remote ed isolate come quella di Sololo è ancora molto sentito e rispettato il costume tradizionale secondo il quale la famiglia del defunto viene presa in carico dalla famiglia del fratello vivente. In mancanza è la nonna a farsi carico dei nipoti. Questo modello garantisce una piena tutela degli orfani. Nella pratica il sistema tradizionale della “circolazione dei bambini”, un affido familiare de facto, è una forma di soccorso sentito e presente nel sistema societario del Kenya. Purtroppo, in un contesto di estrema povertà, quale quello di Sololo, questo sistema tradizionale di soccorso nei confronti degli orfani è destinato a non riuscire a fare fronte al numero esponenzialmente crescente degli stessi che è prevedibile continuerà ancora per i prossimi anni. Il modello della famiglia tradizionale, inoltre, negli ultimi decenni ha subito anche una trasformazione a causa dell’impatto con nuovi modelli di vita di stampo occidentale ed islamico. Oltre ai mutamenti di carattere socio-economico è stata intaccata la stabilità dei valori e messi in discussione i modelli tradizionali. La tradizionale famiglia estesa e poligama sta lasciando il posto al concetto di famiglia nucleare, monogama e monoparentale un tempo completamente estranea alla cultura locale. Nel clan i legami sono sempre meno forti e questo conflitto culturale tra presente e passato influisce negativamente rendendo problematiche le accoglienze dei minori, i soggetti più minacciati da questi mutamenti e squilibri.

Il governo del Kenya nel 2001 ha approvato una nuova legge sui minori, il Kenya Children Act, in accordo con la Convenzione di New York sui Diritti dell’Infanzia del 1989. Il governo si assume la responsabilità di assicurare la sopravvivenza, la custodia e lo sviluppo dei bambini in difficoltà attraverso strutture pubbliche designate alla loro cura. Purtroppo a livello programmatico ed operativo, data la scarsità di risorse, gli interventi si sono concentrati prevalentemente nelle zone urbane (Children Act, sezione 4). Nell’area di Sololo, le azioni degli uffici governativi responsabili delle politiche minorili, sono pressoché inesistenti. Le politiche di intervento del Governo keniota prevedono il coinvolgimento di altri soggetti, come ONG, la comunità locale, ecc. nel facilitare la ricerca e l’applicazione di soluzioni per minori bisognosi di protezione e cura. Per dare una risposta al problema dei minori orfani o comunque a rischio le Autorità locali e distrettuali di Sololo, con i rappresentati dagli Anziani e dagli amministratori governativi, hanno sottolineato la necessità di un intervento che, nel contempo, escluda soluzioni di tipo istituzionale più o meno standardizzate che risulterebbero lontane dalla tradizione di vita Borana. Richiedono soluzioni che siano in linea con la loro tradizione dove i minori orfani sono parte di un sistema familiare allargato.

Dunque, la legislazione del Kenya mira ad assicurare al minore la reintegrazione nella comunità locale e ne favorisce l’inserimento in un contesto familiare sostitutivo. Il presente progetto cerca di  tutelare  le specificità culturali della popolazione borana, evitando di imporre un modello estraneo alla cultura locale. In particolare, il progetto s’ispira al genere di vita tradizionale Borana che si conduce ancora oggi nel villaggio nomadico, denominato Yaa’a, ove i bambini, selezionati dai vari clan quali futuri candidati alla classe dirigente del sistema Gada dei Borana, vivono insieme affidati agli anziani quali tutors, imparando così la storia, gli usi e i costumi tradizionali. (vedi: “I Borana” di Marco Bassi – editore Franco Angeli,)

 

Progetto:                                                                                                                                         Sololo Project - Obbijtu Children Home

 

Origini dell’iniziativa

 

L’intervento nasce per sopperire alla mancanza nell’area di attività specificamente dirette a favore dei minori orfani e svantaggiati (vulnerable), e si prefigge di prevenire anche il fenomeno dei “ragazzi di strada”, già diffusosi nei vicini capoluoghi Distretto (Moyale e Marsabit).

Il progetto nasce  da una richiesta espressa dalle persone di Sololo nel 2004, per mezzo del Sindaco Galma Dabasso (Senior Chief), dei cinquanta membri che compongono l’Assemblea degli Anziani (Elders) di Sololo e dei rappresentanti di Gruppi di Donne e Giovani, e comunicata  al dott. Bollini, membro del  CCM, presente a Sololo in qualità di Responsabile Progetti.

L’Assemblea degli Anziani, previa autorizzazione governativa,  in data 12-04-2005 ha deliberato di destinare un terreno all’edificazione dell’Obbijtu Children Home, villaggio destinato ad ospitare il centro di coordinamento dell’intero progetto e alcune strutture residenziali per i bambini abbandonati.  I lavori di costruzione del centro sono iniziati il 1° agosto 2006.  

 

Obiettivo generale:

 

L’obiettivo generale del presente progetto è quello di migliorare la condizione di vita dei minori orfani e/o svantaggiati (vulnerables), in particolare di quelli con genitori deceduti per HIV/AIDS, sostenendo il diritto del minore ad avere una famiglia.

 

Obiettivi specifici:

 

L’obiettivo specifico è garantire il soddisfacimento dei bisogni fondamentali (nutrimento, cure mediche, educazione primaria) dei minori orfani e svantaggiati di Sololo, all’interno e in collaborazione con le loro famiglie naturali (famiglia allargata), provvedendo ad un costante monitoraggio della loro crescita fisica e psichica e fornendo, in caso di necessità, accoglienza (inizialmente prevista per non oltre 20 bambini) all’interno dell’Obbijtu Children Home, una struttura aperta e integrata nella comunità e cultura locale.

 

Problemi da risolvere

Durante la fase di identificazione dei bisogni sono emerse le seguenti problematiche che si vuole contribuire a risolvere:

sieropositivi; mancata accettazione e tendenza all’abbandono dei bambini nati fuori dal matrimonio (ragazze-madri).

 

Il presente progetto, pur senza l’ambizione di risolvere tutti i problemi evidenziati durante la fase di identificazione dei bisogni (alto livello di povertà a Sololo, diffusione virus HIV/AIDS, ragazze-madri, ecc.) intende rispondere ad alcune delle priorità individuate attraverso l’assistenza dei minori orfani e svantaggiati e delle famiglie che li accolgono, l’accoglienza diurna o residenziale dei minori nell’Obbijtu Children Home e le attività di formazione/sensibilizzazione delle famiglie e del personale della Obbijtu Children Home ai problemi ed ai diritti dei bambini

 

Livelli di intervento comprendono:

 

a)      focalizzazione sui problemi dei bambini (definire fascia di età, proporrei sotto 12 anni) presenti nell’area di intervento, attraverso la cura e l’assistenza in un numero quanto più elevato di bambini orfani o vulnerabili all’interno delle loro famiglie allargate o comunque affidatarie;

b)     la realizzazione di un “villaggio-quartiere” (Obbijtu Children Home), del tutto simile agli altri diciannove che costituiscono l’attuale città di Sololo, per  l’accoglienza di un limitato numero di bambini per i quali l’assistenza domiciliare si sia dimostrata impossibileIl villaggio è costituito da due unità “casa-famiglia-tradizionale” e realizzato in conformità agli usi e costumi dei Borana in cui possono essere accolti fino a 20 bambini; una casa adibita al “padre del villaggio”, per la gestione delle attività di progetto; ed una guest-house per accogliere i volontari espatriati di Mondeco onlus e di CCM.

c)      offerta di un servizio di supporto sanitario e psicologico individualizzato rivolto ai minori orfani e vulnerabili;

d)     formazione del personale coinvolto nel progetto: il padre  del Villaggio, le “mamme del villaggio”, ognuna responsabile della gestione dell’unità-familiare-tradizionale a lei affidata; le “zie del villaggio” coadiutrici delle mamme[1]; gli addetti alla assistenza domiciliare; i guardiani del villaggio e tutto il personale che a diverso titolo verrrà coinvolto nel progetto.

 

La strategia e le modalità di attuazione dell’intervento prevedono che tutte le azioni siano realizzate attraverso il partenariato con le diverse realtà locali già operanti da tempo nella promozione dei diritti dell’infanzia ed in particolare con la controparte C.I.PA.D.  (Cultural Information Pastoral Development) quale elemento di coordinamento di tutte le attività del progetto al fine di favorire la sostenibilità a conclusione del programma.

 

Beneficiari

Beneficiari diretti

·        I bambini orfani e vulnerabili di Sololo (Obbu – Uran Divisions) di età compresa tra 0 e 12 anni, privi di idonea assistenza fisica e morale per lo stato di indigenza delle famiglie o per fattori sociali e personali.

 

Beneficiari indiretti del progetto sono:

·        Le famiglie cui sono affidati i bambini che, nell’adempimento dei doveri di cura, custodia ed educazione dei bambini saranno supportate dal Progetto;

·        la comunità locale, per formazione e l’impiego di lavoratori locali nel progetto;

·        La struttura sanitaria locale - l’ospedale di Sololo ed i dispensari governativi - beneficeranno delle convenzioni stipulate per le cure mediche dei bambini inseriti nel progetto;

·        La scuola primaria locale, che si vedrà affiancare dal personale del progetto per l’edcazione di alcuni bambini appartenenti alle categorie più vulnerabili e disagiate, anche dl punto di vista educativo;abitanti del nuovo villaggio.

·        Il progetto offre, inoltre,nuove opportunità di lavoro per la popolazione locale nella fase di costruzione e di mantenimento del nuovo villaggio.

 

STRATEGIE D’INTERVENTO:

 

 

Fase prima:

 

Attenzione ai bambini orfani e vulnerabili all’interno delle famiglie che li accolgono

 

Il Progetto Sololo aderisce alle linee guida espresse da UNICEF nel documento “Prendersi cura dei bambini colpiti dall’HIV e AIDS”:

 

La perdita di entrambi i genitori a causa dell’AIDS ha causato milioni di orfani e altri bambini vivono con familiari malati o in fin di vita. Il profondo trauma della perdita di uno o entrambi i genitori ha implicazioni devastanti a lungo termine, non solo per il benessere e la crescita del bambino, ma anche per la stabilità di alcune comunità.

I bambini che hanno perso i genitori a causa di questa pandemia hanno bisogno di ASSISTENZA PROLUNGATA per recuperare una condizione di benessere fisico ed emotivo e per realizzare appieno il proprio potenziale. I bambini non possono aspettare, non possono posticipare il futuro. Richiedono attenzione immediata, assistenza sanitaria, istruzione e protezione, come anche opportunità per giocare e prendere parte alla vita famigliare.

 

Nell’ottobre del 2005 si è data vita ad una nuova iniziativa (UNICE e UNAIDS), la campagna Uniti per i bambini, uniti contro l’AIDS che richiede di promuovere un’azione concreta in 4 aree:

 

1.      prevenire nuovi contagi tra giovani

2.      prevenire la trasmissione da madre a bambino

3.      fornire trattamento pediatrico per i bambini con HIV

4.      proteggere, assistere e sostenere gli orfani ed i bambini colpiti da HIV e AIDS

 

La campagna sostiene il messaggio che per fare realmente la differenza nelle vite del bambino è necessario OCCUPARSI DI TUTTE E QUATTRO LE AREE.

 

Le soluzioni di accoglienza dei bambini devono mantenere i bambini in un ambiente famigliare di sostegno e aiuto, che sia il più vicino possibile alla famiglia d’origine. Ciò significa TENERE IN VITA ed AUTOSUFFICIENTI I GENITORI PIU’ A LUNGO; TENERE INSIEME I FRATELLI, o comunque il più vicino possibile; FAVORIRE UNA BUONA ACCOGLIENZA ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA ALLARGATA e PERMETTERE AI BAMBINI DI RESTARE NELLA COMUNITA’ CHE PERCEPISCONO COME CASA.

 

Sarà OBIETTIVO PRINCIPALE del Progetto Sololo occuparsi della cura dei bambini sul territorio al fine di mantenere i bambini il più possibile all’interno del proprio contesto sociale e naturale (la famiglia allargata borana capace di ridare cura ed attenzione al minore in stato di bisogno ed abbandono) e solo in pochi casi estremi, nei quali risulta impossibile lo sviluppo del bambino nell’ambito famigliare,  sarà offerta l’accoglienza – residenziale o solo diurna - all’interno della Obbijtu Children Home.

 

Attraverso un’equipé tecnica formata dal personale del CIPAD, da un Social Worker appartenente alla comunità locale, e da un infermiere del CCM, saranno censite quelle famiglie – oggi già supportate da Cipad -  che accolgono minori orfani e vulnerabili e si individuano quelle che necessitano di un affiancamento che possa offrire:

·        un sostegno che tuteli i bisogni primari (cibo, cure mediche);

 

….Continua



[1] I termini “Mamma” e “Zia” del villaggio sono stati tradotti dai vocaboli borana “Ayyo” e “Arera”. Esse rappresentano, secondo la tradizione locale, le figure femminili principali responsabili della cura dei minori.