PROGETTO SOLOLO

Si dice che le cose che ci capitano nella vita non sono mai per caso, e questo è anche quello che ci è successo nell’agosto del 2004 incontrando, durante una cena a Nairobi (capitale del Kenya), il dott. Bollini…per tutti Pino…medico volontario da anni in Africa per la ONG CCM (Comitato Collaborazione Medica di Torino).

Pino in quelle lunghe serate africane ci raccontava “la sua Africa”, il suo essere “medico per gli ultimi”, negli occhi la voglia e il desiderio di far sentire la voce del “popolo dimenticato”, quello dei Borana, popolazione divisa dai confini tracciati da estranei, ed ora costretti a vivere nella zona nord del Kenya, appena prima dell’Etiopia.

Alli’interno di racconti pieni di ingiustizie e povertà prendeva vita però “un seme di speranza”, “un seme di vita nuova”…il progetto di realizzare un villaggio per orfani rispettando la cultura e le tradizioni di quella popolazione ai confini con l’Etiopia. Ed è così che abbiamo anche noi, Associazione Missionaria dom Helder Camara di Muggiò, creduto nel “progetto Sololo”.

“Ibraim Village”, casa-famiglia tradizionale per bambini orfani malati di AIDS, costituito da più unità famiglie e realizzato completamente in conformità agli usi e costumi dei Borana impiegando personale locale: un “padre del villaggio”, responsabile dell’organizzazione, gestione e supervisione; uno “zio del villaggio” coadiutore del padre del villaggio; “cinque mamme del villaggio” ognuna responsabile della gestione dell’unità-familiare tradizionale a lei affidata; cinque “zie del villaggio” coadiutrici delle mamme; sei addetti alla manutenzione ed alla sicurezza; cinque pastori ai quali verranno affidate le mandrie.

Il villaggio sarà così costituito da sei unità capaci di accogliere ciascuna almeno 10 bambini. Ogni unità avrà in se tre locali di 4m x 5m completamente realizzata in mattoni (Brex) di produzione locale con terra proveniente dai termitai e copertura in ondulato metallico più cisterna, al fine di consentire la raccolta dell’acqua piovana e la capanna-cucina tradizionale in legno intonacato con fango e copertura in frasche. Oltretutto, ogni “plot” avrà il recinto per gli animali ed un piccolo orto.

Un progetto semplice ma che, prima di tutto, risponde ad una necessità locale (i bambini orfani indiretti dell’aids stanno raggiungendo, anche in quelle zone di confine, livelli altissimi) e, in secondo luogo, rispetta e valorizza la comunità locale (spesso dimenticata o sottovalutata dagli interventi di grandi ong internazionali).