SOMALIA 5/4/2007 18.09
MOGADISCIO: OLTRE 120.000 CIVILI FUGGITI PER LE VIOLENZE
Sono “oltre 120.000” le persone che hanno lasciato Mogadiscio negli ultimi due mesi a causa dell’ondata di violenza che scuote la principale città della Somalia. La MISNA lo ha appreso da fonti Onu, le quali hanno rivisto al rialzo un precedente bilancio in cui si parlava di circa 96.000 persone fuggite. “Dal 1 febbraio ad oggi sono 124.000 i civili che hanno lasciato Mogadiscio” si legge in un nuovo bilancio fornito poco fa alla MISNA dall’ufficio somalo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr/Acnur). Secondo le ultime stime, raccolte sulla base dei dati forniti all’ufficio Onu dalle organizzazioni non governative locali (ong) con cui opera sul territorio, “11.000 persone hanno lasciato la città a partire dal 1 aprile”, “quasi 73.000 nel mese di marzo” e altri 40.000 a febbraio”. “Oltre alle due violente ondate di combattimenti avvenuti nelle ultime due settimane, sono l’insicurezza, il timore di attacchi, la rimozione da edifici pubblici e la violenza diffusa le motivazioni che hanno spinto alla fuga” spiegano alla MISNA fonti dell’Acnur contattate a Nairobi. “Le principali destinazioni dei civili in fuga da Mogadiscio restano la Bassa e la Media Shabelle e quasi tutti sono passati da Afgoye” precisa la fonte della MISNA, riferendosi alla città che si trova circa 30 chilometri a sud di Mogadiscio divenuta negli ultimi giorni tappa obbligata per chiunque intendesse lasciare la capitale somala. I combattimenti, infatti, hanno portato alla chiusura di tutte le strade che portano verso nord, costringendo la gente a dirigersi dalla parte opposta. “Ad Afgoye l’emergenza profughi è altissima. La gente si è accampata in ogni angolo della città e per strada non si riesce neanche a camminare dal momento che ogni pezzo di terra è occupato da intere famiglie di sfollati” aveva detto nei giorni scorsi una fonte umanitaria contattata sul posto. Gli ingenti movimenti di popolazione delle ultime settimane hanno visto crescere il numero di rifugiati anche a Merka, Baidoa o a Kisimaayo, la città nell’estremo sud della Somalia non lontano dal confine col Kenya dove, ad alcune “famiglie sono stati affittati addirittura degli alberi su cui sistemarsi per dormire” dice alla MISNA la fonte dell’Acnur.[MZ]
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