Quanto 
        è costato non agire ...   | 
  
Ciao 
        carissimi,   | 
  
se 
        mai ci fosse ancora bisogno di documentarlo, ecco l'ennesima prova 
        di quanto valore ha avuto l’aiuto arrivato al momento giusto, 
        accettando le nostre proposte fatte nell'ultimo tempo utile che 
        c'era ...   | 
  
Nel 
        nostro piccolo, a Sololo, nessun bambino è deceduto a causa della 
        siccità …   | 
  
Con 
        un euro al mese a persona abbiamo dato tre litri di acqua al giorno a 
        persona …  | 
  
Ancora 
        un immenso grazie con sincera gratitudine a tutti ! Pino  | 
  
(articolo 
        apparso su "La Repubblica")   | 
  
IL BILANCIO | 
  
Corno 
        d'Africa, quanto è costato non agire?  | 
  
In 
        3 mesi morti 29 mila bambini sotto 5 anni  | 
  
| La denuncia di Oxfam e di Save The Children. | 
| Ora è necessaria una risposta rapida almeno in Africa occidentale dove è concreto il rischio di una nuova crisi alimentare. | 
| Gli interventi avrebbero dovuto essere più tempestivi, anche se è impossibile calcolare esattamente quante siano le vittime della siccità che ha colpito la regione. | 
| Primna di intervenire si è indugiato per sei mesi | 
| ROMA - | 
| Il ritardo della comunità internazionale nel rispondere ai primi segnali di crisi alimentare in Africa orientale è costata migliaia di morti e milioni di dollari. E' quanto emerge dal nuovo rapporto "Un pericoloso ritardo", diffuso oggi da Oxfam 1 e Save the Children 2. In Corno d'Africa gli interventi avrebbero dovuto essere più tempestivi e anche se è impossibile calcolare esattamente quante siano le vittime della siccità che ha colpito la regione, un dato vale per tutti: nel solo periodo aprile-agosto 2011, il governo britannico ha stimato tra 50 e 100.000 decessi, di cui più della metà bambini sotto i 5 anni. Un altro dato ancora viene dal governo statunitense, più di 29.000 bambini minori di 5 anni sono morti in 90 giorni tra maggio e luglio. Oggi la Somalia è ancora colpita dalla peggior crisi alimentare del mondo con centinaia di migliaia di persone a rischio. | 
Una 
        lezione da ricordare. Qualche azione preventiva è stata 
        intrapresa, ma la crisi richiedeva un maggiore impegno e gli interventi 
        più costosi sono stati effettuati troppo tardi. Trasportare 5 litri 
        di acqua al giorno per 5 mesi - nel tentativo estremo di salvare la vita 
        a 80.000 persone in Etiopia - costa più di 3 milioni di dollari. 
        Al contrario, nella prime fasi della siccità, sarebbero 
        stati sufficienti 900.000 dollari per predisporre fonti di approvvigionamento 
        idrico nella stessa area. E' una lezione da tenere presente per 
        l'Africa occidentale, regione minacciata dal rischio di una crisi 
        alimentare che potrebbe colpire milioni di persone. Secondo Save 
        the Children, in alcune aree del Niger intere comunità sono già 
        alle prese con scorte di cibo, denaro e carburante minori di un terzo 
        rispetto al livello minimo necessario per sopravvivere. Più in 
        generale, nel Sahel la produzione di cereali è diminuita del 25% 
        in un anno e i prezzi sono aumentati del 40% rispetto alla media degli 
        ultimi 5 anni. L'ultima crisi alimentare nella regione ha colpito 10 milioni 
        di persone nel 2010. Uno scenario che il Forum Economico Mondiale in programma 
        la settimana prossima e l'Unione Africana non possono permettersi di ignorare, 
        se vogliono evitare un disastro umanitario.  | 
  
Un 
        indugio durato 6 mesi. Per questo è cruciale non ripetere 
        gli errori fatti nel Corno d'Africa. Secondo il rapporto di Oxfam 
        e Save the Children, le agenzie umanitarie e i governi hanno indugiato 
        per sei lunghi mesi prima di fornire aiuti su larga scala. Si sono attese 
        le prove inequivocabili di una catastrofe umanitaria invece di agire per 
        prevenirla. I sistemi più avanzati di allerta avevano preannunciato 
        la probabile emergenza in Africa orientale per agosto 2010. Ma una risposta 
        vera e propria c'è stata solo a luglio 2011, quando i tassi di 
        malnutrizione in alcune regioni avevano superato di gran lunga la soglia 
        di emergenza, e i media avevano cominciato a interessarsi della crisi.  | 
  
Interventi 
        solo a crisi acclamata. Oxfam e Save the Children chiedono di riformare 
        le strategie d'intervento secondo le indicazioni della "Charter to 
        end estreme hunger", un'iniziativa congiunta per spingere i governi 
        ad assumersi le loro responsabilità e intraprendere passi concreti 
        per evitare nuove crisi alimentari. "Siamo tutti responsabili del 
        ritardo che è costato così tante vite umane in Africa orientale 
        e dobbiamo imparare la lezione", afferma Barbara Stocking, direttore 
        di Oxfam. "E' ingiusto che i più poveri paghino il 
        prezzo del nostro fallimento. Agire presto significa salvare 
        vite, ma in generale le agenzie umanitarie hanno preferito stanziare fondi 
        solo a crisi acclamata, per evitare ogni sorta di rischio".  | 
  
| Fermi fino a quando l'orrore appare in Tv. "E' una situazione grottesca che non può continuare: il mondo sa che c'è un'emergenza ma la ignora fino a quando non si vedono in tv le immagini di bambini disperati e malnutriti", denuncia Justin Forsyth, direttore generale di Save the Children. "I segnali erano chiari e con più soldi al momento opportuno la sofferenza di migliaia di bambini si sarebbe evitata". "Assicurare a tutti cibo a sufficienza è la sfida del nostro tempo e il successo nell'alleviare la fame diffusa dipenderà in larga parte dalla capacità di identificare i primi segnali di allerta delle crisi alimentari e rispondere in modo rapido ed efficace", dichiara Kofi Annan, presidente dell'Africa Progress Panel. Oxfam ha aiutato circa 1.5 milioni di persone in Somalia, 300.00 in Etiopia e circa un milione in Kenya fornendo acqua pulita, servizi igienici, cibo terapeutico per bambini malnutriti, denaro contante e mezzi di sostentamento. Save the Children ha raggiunto e aiutato più di 280.000 persone in Somalia, 1 milione in Etiopia e più di 440.000 in Kenya. | 
| Qui il 
      link: http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2012/01/18/news/corno_d_africa_quanto_costato_non_agire_in_3_mesi_morti_29_mila_bambini_sotto_5_anni-28358871/  |