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“dimmi dov’è la direzione, fallo prima che finisca la passione” canta Celentano in un’audiocassetta intitolata “io non so parlar d’amore” e la sua voce colpisce il mio animo triste. Non riesco a vedere con chiarezza il domani di questa gente. Il dubbio di poter aver sbagliato tutto è fortissimo. Probabilmente neppure io so parlare d'amore nel giusto modo e anch'io perdo la direzione. Se avessi qualche soldo in più per loro. Non possono, non devono essere i soldi la chiave di tutto. Io arrivo a vergognarmi quando ne ho in tasca più del necessario.

Ancora ieri sera, sotto un cielo stellato, ho respirato l'amore povero nelle parole di un anziano che ringraziava per ciò che ancora non siamo riusciti a realizzare. A lui bastava il nostro desiderio comune, il nostro impegno e la fede in un Dio che non lo abbandonava. Parlava, davanti a tre donne delle quali una portava al collo un bambino, e con estrema dignità mi porgeva una busta chiusa. Una lettera che ancora non ho trovato il coraggio di aprire. Contiene sicuramente delle speranze: le loro.

In una busta un sogno, come quando da piccolo io scrivevo a babbo natale. Sanno che faremo il possibile. Sanno che se anche non possiamo essere la loro salvezza siamo una speranza. Forse è proprio in questa speranza che si nasconde il vero senso della nostra presenza qui.

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