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I terzomondiali, i vucumpra'... loro tra noi. Da quando sono arrivati tra noi, sono stati tanti i pregiudizi nati, caduti e rinati. Confusioni tra il desiderio naturale ad aiutarli ed il loro atteggiamento spesso a noi incomprensibile; poi addirittura le loro pretese... Tanta confusione, e` difficile capire dove stia il giusto. Io, per poter lavorare da loro nell`intento di aiutare, ho dovuto munirmi di un contratto di lavoro, registrarmi ai loro uffici; costantemente tenerli informati dei miei spostamenti; avere il biglietto aereo di andata e di ritorno... Perche` a casa nostra non si dovrebbero applicare simili controlli? Si diceva: gli italiani non sono razzisti. Si controbatteva: non hanno mai avuto l'occasione per poterlo essere. Io ritengo che non lo siano mai stati, ne` lo saranno mai ma l'uomo della strada italiano non e' fesso.

L'errore sta nel voler vestire di razzismo cio' che non lo e'. Non puo' essere razzismo il dire ad uno che e` sporco e che si deve lavare. Certo puo' dipendere da come glielo si dice; questo non dipende dal colore della pelle. Non puo' essere razzismo dire ad uno che non rispetta le regole del vivere sociale che deve farlo. Sarebbe, il non farlo, di fatto un razzismo alla rovescia: un razzismo-masochista. Educazione e convivenza
chiedono che si riconoscano i diritti; la civilta` e la giustizia chiedono che si rispettino i doveri. Se dunque a qualcuno manca: educazione, convivenza, civilta` o giustizia; che gliela si insegni, con tanto amore come fa` la mamma con il bambino; anche con qualche sano scappellotto quando serve.

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