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Salendo verso Sololo; al secondo giorno dalla partenza da Nairobi, le consuete difficoltà connesse al viaggio (guasti auto, forature gomme, consulenze alle suore dei vari dispensari che s’incontrano sul percorso, … ) ci hanno concesso di arrivare a Laisamis solo all’ora del tramonto. Non c’erano particolari motivi da forzare il viaggio nelle ore notturne per raggiungere, come da programma, Marsabit, che distava ancora circa 100 Km di pista sterrata ed in salita.

Così, abbiamo deciso di passare la notte con gli amici che oggi lavorano qui nella missione e nell’ospedale di Laisamis. Come sempre accade, l’accoglienza è stata molto affettuosa. Confesso che fa piacere sentirsi ben accolti e altrettanto trascorrere quella oretta dopo cena che si passa tutti assieme, seduti sui gradini della chiesa, guardando le stelle senza il bisogno di sollevare il naso. Scambiarsi le ultime notizie. Di regola si tratta di episodi già datati ma nuovi per tutti noi che viviamo isolati senza avere la possibilità di comunicare con frequenza.

Laisamis fu la mia prima esperienza africana. La sensazione che provo arrivandoci è ogni volta quella di tornare a casa indietro nel tempo. La mia prima casa è ancora la stessa con i medesimi essenziali e semplici arredi. Tra le mura sento ancora riecheggiare le voci allegre dei miei due figli. Vedo il maschio fare l’altalena attaccato al legno di supporto della zanzariera e la sua faccia sorpresa quando questo ha ceduto sotto al peso e lui si è ritrovato, stralunato, a terra dopo la caduta dal letto a castello. Vedo la graziosa femminuccia in piedi su di una pila di vecchi copertoni del fuoristrada che, con in mano due stracci a modo di bandiere, cercava di insegnare al cane i salti acrobatici, finendo il più delle volte abbracciati entrembi sul terreno dopo spettacolari e rovinose cadute. Sono delle fotografie di infiniti episodi quelle che si ripropongono alla mia mente. Il serpente che entra in casa dallo scarico della doccia, mentre mia figlia canticchia sotto alla stessa. Le notturne incursioni delle innocue formiche zuccherine. I profondi silenzi interrotti dal lontano vociare della gente o dai loro canti o dalla infinita popolazione degli uccelli ed insetti notturni. Il caldo afoso e quelle noiosissime ed innumerevoli zanzare. Oggi voglio bene anche a loro che sono una parte essenziale nel quadro dei miei ricordi.

Non mi sembrano già trascorsi 20 anni e mi fa effetto pensare che, probabilmente, non ne avrò ancora altrettanti davanti da vivere. Comunque saranno di sicuro i più belli poiché ora so bene come volano ma anche so bene come goderli.

Con me porto sempre tutte le persone che mi sono, e mi sono state, care. Chi mi ha amato e chi non mi ha ritenuto molto simpatico. Qui ritrovo tutti con chi ha vissuto ed ha sognato con me un mondo migliore.

Qui s'impara che è proprio quando non si ha più nulla, che si raggiunge il vero possesso di tutto e la libertà infinita.

Vivi consapevole di esistere e non puoi che goderne.

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