Bontà ed altruismo sono prerogative 
          innate in ogni essere Umano.
          La differenza è in "come" l'ateo ed il credente "guardano" 
          l'altro fratello; quindi da ciò che può derivare da questo 
          modo diverso di vedere l'altro. 
          Per l'ateo l'altro uomo è uno come lui: un essere umano con diritti 
          e doveri. L'ateo può scegliere di servire l'altro nell'aiutarlo 
          a far si che i suoi diritti vengano rispettati, e a sostenerlo perchè 
          lui rispetti i propri doveri. 
          Anche per il credente l'altro è uno come lui ma, essendo credente, 
          il credente trova nell'altro, oltre all'essere umano, la stessa Divinità 
          che vede in se stesso. Quindi guarda l'altro fratello come se guardasse 
          una forma diversa della stessa Divinità che ha trovato in se 
          stesso. 
          La Divinità è l'Oggettivo che Si rivela nelle 
          singole soggettività che da sole non potrebbe coglierLo, 
          dovendosi queste affidare al proprio cervello che potrebbe anche oggettivamente 
          non funzionare bene. L'Oggettivo può essere compreso dalla soggettività 
          solo se Questo Oggettivo si rivela Lui, per Sua scelta di Amore, in 
          lei e nel modo specifico a lei più consono, facendo sì 
          che la soggettività comprenda l'Oggettivo. 
          In altre parole, se Dio è in ogni essere umano, sia che questi 
          ci creda o no, il credente avrà un rispetto per l'altro uomo 
          che va oltre al rispetto naturale dell'ateo ... Nell'altro, chiunque 
          esso sia, vi vedrà sempre in trasparenza, oltre all'essere umano 
          come lo vede l'ateo, la Divinità nella quale crede... Per questa 
          ragione il credente può arrivare a sacrificare anche se stesso 
          "per Questo" altro fratello.
         La Rivelazione 
          la trovi narrata in linguaggio "popolare" nei testi 
          sacri (da Lui affidati alla Chiesa) e La ritrovi, ancora in 
          gran parte da decodificare, nelle leggi fisiche della "logica 
          del creato" scritte nel grande "libro della natura"( 
          da Lui messe a disposizione dell'Umanità) che scopriamo e leggiamo 
          mediante la "Scienza Galileiana". E La ritrovi ancora, sempre 
          la "stessa Verità" rivelata, in ogni essere 
          umano, ove vi è entrata in infiniti modi diversi quanti 
          infiniti sono gli esseri umani; ognuno singolo ed irripetibile. 
        La Verità Oggettiva è 
          una sola, ma i modi con i quali Si è rivelata sono tanti.
          Il confronto tra due esseri umani è di fatto il confronto tra 
          due soggettività. Questo confronto è l'unica cosa che 
          consente alla singola soggettività di poter crescere. Se la soggettività 
          non si confronta, ritenendo di non averne bisogno, ritiene di essere 
          lei il tutto, si condanna a restare ciò che è. (La natura 
          dell’uomo prevede che dall'egoismo si passi progressivamente all'altruismo)
          Per il credente, che crede Dio presente in ogni soggettività 
          umana, il confrontarsi con un'altra soggettività è come 
          confrontarsi con il suo stesso Dio. Il Dio di tutti, che gli parla attraverso 
          una forma soggettiva diversa dalla propria. Il confronto assume connotati 
          di impegno che vanno così ben oltre a quanto, penso, è 
          disposto a mettere in gioco un ateo. 
          Ti ricordo che per ateo si intende uno che non crede che Dio 
          esista. Non potendo dare l'ateo la dimostrazione certa di quanto 
          afferma: "Dio non esiste", anche l'ateismo va considerato 
          una religione con un suo credo basato sulla fede (atto ceco ed irrazionale) 
          nel Dio che non esiste.