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Il finanziamento cessa.
Il progetto diviene asfittico e un centro chiude.
Ipocritamente si vedono sparire, dalla sera al mattino, tutti i problemi …
i disperati si diluiscono nell’egoismo collettivo …
più difficili da identificarsi …
magari c’è anche chi si augura che
qualche titolare di quegli stessi diritti naturali,
difesi con roboanti parole,
si spenga per sempre nell’anonimato e nel silenzio,
portandoci via qualche grattacapo …
Tutti pronti a fare poi una grande festa,
molto snob ma ben mascherata da povero buonismo,
alla riapertura di un centro analogo da qualche altra parte …
per poi fargli fare la stessa fine e reggere la sceneggiata per l’ennesima volta.
 
A noi operatori non rimangono altre scelte
che quelle di tentare di aiutare, quasi casualmente,
i singoli che momento per momento abbiamo davanti;
non scendiamo a compromessi con noi stessi;
e cerchiamo di non farci amalgamare dal sistema …
 
Così continueremo a partecipare in lagrime alle chiusure dei centri
e sbandiereremo i distintivi alle loro inaugurazioni e …
solo così potremo ancora sperare di avere l’opportunità
di guardare negli occhi chi, bisognoso, casualmente ci arriverà di fronte.
Con il cuore potremo ancora sussurrargli:
scusami, non riesco proprio a fare di più per te; mi vergogno e mi dispiace …
se riesci, scusa me e tutti gli altri che non sanno ciò che fanno …
 
E se quello di fronte fosse un infiltrato? …
non importa; anche lui è disperato
se arriva a vendersi in questo modo.
Il mio cuore gli parlerà nello stesso modo,
anche se la mia azione esteriore magari potrà diventare quella di un rifiuto o …
così come lo è uno scappellotto, esserre l’amoroso gesto che ha la mamma che,
nonostante le evidenze, continua a dare fiducia e a credere, sempre e comunque,
nelle potenzialità di apprendimento del proprio figlio.

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