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Le nostre piante, ossia i nostri minori del Progetto-Sololo, crescono bene. Questo è un dato di fatto. E’ la prova provata che sono innaffiate; ma il mio dubbio: questo avviene con amore e senso di responsabilità che illumina le dovute scelte o con un rituale standard che porta a questo risultato, seppur positivo, che vediamo?!

I minori non sono certo trascurati e ricevono ciò che devono ricevere, ossia il lavoro degli operatori viene svolto ... ma non nella qualità sostanziale che noi vorremmo e che loro sembra proprio non saper leggere per retaggi ancestrali. Così i criteri di priorità delle azioni risultano diversi dai nostri … non è un rubare e neppure un trascurare, bensì un rimandare, un fare qualcosa di provvisorio che poi all'africana diventa definitivo ... Difficile accusarli di scorrettezze o di inefficenza ... ma certo non vivono e non sentono la sofferenza altrui come la sentiamo noi. Almeno, io.

Non possiamo imporre i nostri criteri, devono sceglierli loro. Difficile agire con loro nel rispetto autentico di questo loro diritto di esercizio della libertà di scelta. So che se gli imponessimo dei comportamenti scelti da noi, li applichrebbero pur senza crederli validi … agire senza anima e senza convinzione … non può portare a risultati costruttivi.

Alla ricerca di una giusta strada, ecco le riflessioni che propongo alla discussione tra noi volontari
Storia diversa e cultura diversa dalla nostra rendono difficile il comprendersi negli animi e di conseguenza ancor di più credere, o addirittura pretendere, di poterli giudicare. Hanno una storia, fino a ieri, fatta di sopravvivenza in condizioni al limite di ogni possibilità. La solidarietà di gruppo non va letta come il nostro concetto di altruismo disinteressato. E’ piuttosto una forma di egoismo finalizzato alla sopravvivenza. L’altro è indispensabile per fare insieme ciò che non è possibile riuscire da soli. L’altro va aiutato perché domani sarà lui a dover aiutare te.

A questo aggiungiamo una sorta di fatalismo. Quello che è servito per rendere accettabili fatti disumani nella loro stessa natura. Sarà ciò che dio vuole; tutto è già scritto da lui.... Forse è proprio su questo che fa buona presa il concetto mussulmano del “ciò che dio vuole, poichè lo ha già deciso”.

Bene, se questi due concetti, egoismo di sopravvivenza e fatalismo, andavano bene per affrontare le asprezze del passato, ora divengono un ulteriore danno per loro; una sorta di bumerang. Per loro, se l’altro non serve più per sopravvivere e non se ne comprende ancora l’utilità dato che ognuno nel suo naturale egoismo ritiene di non aver bisogno di confrontarsi per poter vivere. Per loro il risultato di poter vivere il presente, lasciarsi vivere “dalla” giornata che nasc è già un bel risultato rispetto a quando ci si svegliava e non erano certi di poter arrivare alla sera ancora vivi. Questo lasciarsi vivere sembra non debba aver bisogno degli altri.
Per loro è importante solo riuscire a fare ciò che decidono; ciò che pensano; ciò che suona in loro come la verità assoluta; non occorre più ascoltare l’altro...


Allora l’aiutare l’altro è un lavoro come tutti gli altri. Vuoi che lo faccio ? Bene, quale è il mio tornaconto? OK, per ciò che mi offri farò ciò che chiedi: aiuterò l’altro … innaffierò la pianta e lo saprò far bene, a prescindere se starà piovendo o no... o se la pianta marcirà ... io faro bene il mio lavoro così come tu lo vuoi
Ma in questo modo di concepire, ripeto, ciò che conta non è più l’altro, oggetto centrale e targhet del lavoro, conta solo il lavoro in sé. Ecco perché ti innaffiano le piante anche quando sta piovendo. Non importa la pianta e cosa sta ricevendo, conta il fatto che tu mi paghi per ciò che faccio; se non innaffio non mi paghi … ed io innaffio anche sotto alla pioggia.
Aggiungiamo il fatalismo … e se la pianta affoga è colpa sua o è un dio che lo vuole avendolo già predeterminato …

Io ti visito il bambino ... questo è il mio lavoro ... Un pò come il perfetto-imbecille che è il processore nel computer; anche se esegue tutto in modo preciso, non capisce il perchè lo fà. Resta loro incomprensibile il perché della nostra accusa di insensibilità perchè lasciano in secondo piano l’indegna situazione di vita degli ultimi degli ultimi che noi cerchiamo di assistere … Inoltre se qualcuno di questi ultimi, nell’attesa fattasi più lunga, avrà perso ulteriori forze; avrà sofferto di più … non c’è colpa personale dell’operatore; è un dio che lo sa e lo vuole …


Diritti umani; rispetto della dignità delle persone; responsabilità personale nelle scelte; scelte di vita coerenti a precisi valori ai quali si è consapevolmente aderito … qui siamo ancora all’epoca delle caverne

No amici miei, la solidarietà laica, e non dico quella cristiana, è ben altra cosa … disinteressata, basata sulla coerenza ad una libera scelta personale, assumendosene poi ogni conseguenza bella o brutta nel bene come nel male … una sorta di: ama il prossimo tuo almeno come te stesso e non meno di te stesso come sanno fare ora loro. Lasciamo ai santi di farlo più di se stessi.

Prenderanno la giusta strada, quella che noi ci stiamo augurandoci ? Non lo so e non mi interessa il risultato loro ... il mio compito è solo il tentativo di aiutarli ad essere autenticamente liberi di scegliere ...

L’Uomo libero sempre prima di tutto ed al centro di ogni attenzione.

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